Come si sentirà
oggi Angelo Renzetti, quando alle 16 al Palazzo dei Congressi dovrà ridare le
chiavi del “suo” FC Lugano?
Chi l’ha visto in
questi giorni girare per la città, ha notato un presidente tutto sommato
rilassato, nonostante il grande dispiacere patito per la scomparsa del sindaco
Borradori.
Tornano in mente
le foto di un paio di mesi or sono, quando sorseggiando un cocktail a Pescara
era convinto di aver venduto il Lugano al brasiliano De Souza. Che lui, forse
per voler scacciare definitivamente quell’incubo, continua a chiamare Da Silva.
Era felice e parlava di “nuovo capitolo della mia vita”.
Sappiamo tutti
come andò a finire quella trattativa e quali tormenti provocò al buon Angelo,
che con la responsabilità di chi ha gestito col cuore e col portafoglio il club
negli ultimi undici anni, si è rigettato prontamente in trincea.
Elmetto e fucile,
il presidente è tornato a battagliare per la sopravvivenza del suo club,
ammonendo che sarebbero arrivati tempi durissimi e che la guerra non l’avrebbe potuta
vincere da solo.
Si pensava a un autunno
rigido, con temperature freddissime e con un esercito che giocoforza sarebbe
stato ridotto all’osso.
E qui è venuto
fuori ancora una volta Renzetti l’imprenditore, l’uomo che nel momento delle
difficoltà trova sempre il colpo di genio. C’è chi lo chiama di fortuna? Tant’è.
Una cosa è certa:
a Renzetti, dopo i meritati applausi per quello che era riuscito a fare con il
Lugano, gli si chiedeva un’uscita in pompa magna, una cavalcata da fiero
vincitore.
Oggi Renzetti,
accanto ai nuovi acquirenti americani (Joe Mansueto sarà collegato via Skype), coronerà
la sua promessa. Quella di lasciare il club in mani solidissime, a gente che
forse cambierà qualche nostra abitudine ma che garantisce di scrivere un nuovo (e
si spera ambizioso) capitolo nella storia di questo glorioso e ogni tanto
tormentato club.
Tirerà un sospiro
di sollievo, pensando a quel fardello portato per tanti anni sulle sue spalle.
Potrà finalmente godersi quella pensione che brama e merita e tornare a
prendersi cura della propria salute che tanto lo aveva giustamente preoccupato
negli ultimi tempi.
Poi tornerà probabilmente
a Pescara, dove in riva al mare potrà finalmente gustarsi serenamente
quel cocktail che forse, stavolta, avrà un gusto più dolce.
Buona vita
presidente. Si faccia vedere ogni tanto allo stadio e ci dia ancora una mano per
la costruzione del nuovo Cornaredo.
La aspettiamo
tutti con piacere. Non sparisca.