Patrick
Petrini è cresciuto a pochi metri dalla Valascia. Figlio dell’ex
giocatore e allenatore biancoblù Nicola, ha coltivato sin da bambino
(e non poteva essere diversamente) la passione per l’hockey e per
l’Ambrì Piotta. Tuttavia, dopo aver mosso i primi passi nel
settore giovanile del club, a 15 anni ha cambiato aria ed è emigrato
oltre Gottardo destinazione Langnau, una società che per certi versi
assomiglia all’HCAP: pochi mezzi a disposizione, tanto passione e
orgoglio, ed un progetto basato sulla formazione dei giovani. Due
esempi da citare in un contesto in cui a farla da padrone sono le
società delle grandi città elvetiche. Per Petrini, tanto per
tornare in argomento, la decisione di lasciare il Ticino si è
rivelata pagante: dal 2017, da quando è approdato nell’Emmenthal,
la sua crescita è stata esponenziale. Nel giro di poco tempo è
diventato capitano della Under 20 e dallo scorso 14 novembre è
costantemente impiegato in prima squadra. Alcuni numeri: la sua prima
rete in National League è arrivata lo scorso 19 dicembre (avversario
il Rapperswil) e ad oggi ha un bottino di 3 reti e 3 assist in 13
partite disputate. Martedi scorso alla Corner Arena, dopo
Lugano-Langnau, lo abbiamo avvicinato con alcuni colleghi.
Patrick:
per lei è indubbiamente un bel momento
"Non mi aspettavo di avere tanto ghiaccio al mio primo anno in National League. L’allenatore mi dà fiducia e ciò mi fa sentire molto bene. Ma so perfettamente che le cose possono cambiare in modo veloce e quindi rimango con i piedi ben piantati per terra. Sono solo agli inizi".
"Non mi aspettavo di avere tanto ghiaccio al mio primo anno in National League. L’allenatore mi dà fiducia e ciò mi fa sentire molto bene. Ma so perfettamente che le cose possono cambiare in modo veloce e quindi rimango con i piedi ben piantati per terra. Sono solo agli inizi".
Come
si trova a Langnau?
"Benissimo. È una piccola società di National League con un budget ridotto che ogni giorno lotta per trovare le soluzioni giuste per sopravvivere. Non è facile di questi tempi. Il coronavirus ha messo sulle ginocchia tutto lo sport. E per noi è tutto difficile: si vive sempre nell’incertezza, ci si allena tanto e non c’è la sicurezza di giocare a causa delle quarantene. Situazione complicata. Comunque: l’ambiente è perfetto, Langnau è una realtà ideale per la crescita dei tanti giovani che gravitano attorno alla prima squadra. Per il sottoscritto, lo ripeto, è fondamentale la fiducia del tecnico Franzen. Con lui mi trovo a meraviglia, così con i miei due compagni di linea Dostoinov e Pascal Berger, con i quali lo svedese mi fa spesso giocare".
"Benissimo. È una piccola società di National League con un budget ridotto che ogni giorno lotta per trovare le soluzioni giuste per sopravvivere. Non è facile di questi tempi. Il coronavirus ha messo sulle ginocchia tutto lo sport. E per noi è tutto difficile: si vive sempre nell’incertezza, ci si allena tanto e non c’è la sicurezza di giocare a causa delle quarantene. Situazione complicata. Comunque: l’ambiente è perfetto, Langnau è una realtà ideale per la crescita dei tanti giovani che gravitano attorno alla prima squadra. Per il sottoscritto, lo ripeto, è fondamentale la fiducia del tecnico Franzen. Con lui mi trovo a meraviglia, così con i miei due compagni di linea Dostoinov e Pascal Berger, con i quali lo svedese mi fa spesso giocare".
Lei
è cresciuto ad Ambrì…
"Un
club per il quale nutro grandissimo affetto. L’HCAP è sempre nel
mio cuore e quando sono sceso sul ghiaccio della Valascia per la
prima volta da avversario mi sono un po’ emozionato. Un futuro in
biancoblù? Per ora non ci penso".
In
questo momento il Langnau non se la passa bene…
"Certamente
no. La classifica del resto è lì sotto gli occhi di tutti.
Manchiamo di continuità ma se riusciamo a lavorare sempre con
l’impegno e la dedizione che vedo ogni giorno in pista, alla fine
ci toglieremo delle belle soddisfazioni".
A
proposito: prima della sconfitta col Lugano, avete messo sotto Berna
e Zurigo e avete lasciato agli Orsi l’ultimo posto in classifica.
"Abbiamo
saputo giocare con disciplina e ordine. E poi quando affrontiamo le
grandi ci mettiamo sempre qualcosa di più. Il problema, appunto, è
che non siamo continui. La sconfitta con il Lugano conferma questa
tendenza".